Occhio all’occhio di Sauron – Seconda Puntata

Rubrica didattica a cura del direttore Gian Luigi Zucchi

LA VOCE NELLO SPIRITUAL E NEL GOSPEL (Prima parte)

LA VOCE NELLO SPIRITUAL E NEL Gospel (Prima parte)

👁️OCCHIO ALL’OCCHIO DI SAURON👁️Rubrica didattica a cura del direttore Gian Luigi ZucchiSeconda puntata coi fiocchi!LA VOCE NELLO SPIRITUAL E NEL GOSPEL (Prima parte) Il suono della voce cantata può essere analizzato sotto diversi punti di vista. Osservando lo sviluppo della vocalità negli stili musicali moderni e le aree geografiche in cui si sono diffusi è logico affermare che lo schema fonatorio del parlato, le inflessioni dialettali e la lingua utilizzata hanno avuto una chiara influenza sulla scelta del registro vocale prevalente e sull' equalizzazione della voce. Il modello linguistico acquisito diventa, in questo senso, un’impronta vocale del canto popolare autoctono perchè pura conseguenza dell' ascolto condizionato e degli automatismi che si installano grazie all ' azione dei neuroni specchio. Nello spiritual, in cui le voci si muovevano in maniera monofonica e a cappella, vi sono dei retaggi provenienti dalla lingua africana nel pronunciare l' American English del Sud. Il suono ha delle caratteristiche che balzano subito agli occhi: la penetranza e la percussività. L’ analisi del modello vocale predominante, presente ancora oggi negli old spirituals, ci permette di visualizzare un suono ricco di armonici con un picco che si concentra nella banda delle medie frequenze. Quindi la tendenza è quella di cantare con un suono molto aperto e piuttosto spinto grazie ad una consonanza in maschera e alla tendenza ad una compressione epilaringea, fenomeno alla radice di un suono molto squillante e penetrante: il Twang. Tale scelta, allora inconsapevole e spontanea, si fondeva perfettamente con la necessità comunicativa di trasmettere con energia il loro disagio sociale, storico ed emotivo. Anche negli abbellimenti e nel fraseggio caratteristici le influenze stilistiche hanno risentito della fusione dei due continenti, ma di questo parleremo nel prossimo post.

Gepostet von Tibur Community Gospel Choir am Dienstag, 19. Mai 2020

Il suono della voce cantata può essere analizzato sotto diversi punti di vista. Osservando lo sviluppo della vocalità negli stili musicali moderni e le aree geografiche in cui si sono diffusi è logico affermare che lo schema fonatorio del parlato, le inflessioni dialettali e la lingua utilizzata hanno avuto una chiara influenza sulla scelta del registro vocale prevalente e sull’ equalizzazione della voce. Il modello linguistico acquisito diventa, in questo senso, un’impronta vocale del canto popolare autoctono perchè pura conseguenza dell’ ascolto condizionato e degli automatismi che si installano grazie all ‘ azione dei neuroni specchio. Nello spiritual, in cui le voci si muovevano in maniera monofonica e a cappella, vi sono dei retaggi provenienti dalla lingua africana nel pronunciare l’ American English del Sud. Il suono ha delle caratteristiche che balzano subito agli occhi: la penetranza e la percussività. L’ analisi del modello vocale predominante, presente ancora oggi negli old spirituals, ci permette di visualizzare un suono ricco di armonici con un picco che si concentra nella banda delle medie frequenze. Quindi la tendenza è quella di cantare con un suono molto aperto e piuttosto spinto grazie ad una consonanza in maschera e alla tendenza ad una compressione epilaringea, fenomeno alla radice di un suono molto squillante e penetrante: il Twang. Tale scelta, allora inconsapevole e spontanea, si fondeva perfettamente con la necessità comunicativa di trasmettere con energia il loro disagio sociale, storico ed emotivo. Anche negli abbellimenti e nel fraseggio caratteristici le influenze stilistiche hanno risentito della fusione dei due continenti, ma di questo parleremo nel prossimo articolo.

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