Il Gospel così come lo cantiamo ed ascoltiamo oggi, è in realtà il frutto di una lunga e complessa evoluzione. Tracciarne con certezza le origini è molto difficile , ma cercheremo di tornare il più possibile indietro nel tempo, per raccontarvi da dove viene e come ha cambiato volto nei secoli.
Se volessimo scegliere una data di inizio, sceglieremmo il 1619, quando i primi africani dall’Angola, vennero portati dai portoghesi nella colonia britannica di Jamestown (Virginia), segnando drammaticamente l’inizio della storia della schiavitù in America. A quei 50 000 africani che in due anni vennero deportati nel Nuovo Mondo si devono i primordi di questo genere. Sono loro, che assieme alle proprie storie, portarono con sè gli elementi della cultura musicale tradizionale orale che sono alla base del gospel: il ‘call and response’ (chiamata e risposta), improvvisazione, poliritmia, l’uso delle consonanti come strumenti percussivi.
Conseguentemente, le primissime forme di canto gli schiavi svilupparono, furono sostanzialmente legate all’attività che gli schiavi svolgevano, tanto da essere definite come ‘work songs’, letteralmente: canti di lavoro.
Durante le dure attività, ad esempio nei campi di mais o cotone, gli schiavi solevano improvvisare canzoni a cappella per coordinare il lavoro e sopportare le lunghe giornate lavorative. Il ritmo delle ‘ agricultural
work songs’, simile ad un tamburo africano, serviva a sincronizzare i movimenti degli schiavi. Il testo, improvvisato, era quindi sempre differente, dando la possibilità a chi cantava di poter esprimere la propria frustrazione e condividere con gli altri il desiderio di fuggire da quella dolorosa realtà .
Degno di nota è il filone delle work songs al femminile dove le donne oltre a narrare delle mansioni cui erano destinate, tipicamente casalinghe o della solitudine di essere spesso separate dal proprio uomo, venduto per lavorare altrove, inventavano malinconiche ninnenanne per i loro figli. Cantare era una forma di resistenza, un modo discreto ma potente per tramandare la cultura tradizionale alle nuove generazioni.
Tuttavia, un aspetto comune delle work songs era lo schema a cui abbiamo accennato, del ‘call and response’, dove un leader intonava uno o più versi e gli altri rispondevano con un ritornello creando un dialogo fra le parti. Il tamburo, strumento dapprima usato per dare il ritmo, venne subito bandito e gli schiavi accompagnavano i loro canti usando altri strumenti o semplicemente il potere percussivo del loro corpo.
I canti di lavoro tracceranno il percorso per lo sviluppo degli Spirituals quando gli schiavi inizieranno a convertirsi al Cristianesimo.
Questo però ve lo racconteremo nel prossimo post.
image credits
‘The old plantation’ Abby Aldrich Rockefeller Folk Art Museum, Williamsburg, Virginia.
WhatsAppa con noi !